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STRADE BLU Festival e acieloaperto presentano:
ALEJANDRO ESCOVEDO & Don Antonio
Domenica 16 luglio  –  ore 21.30

Faenza (RA) @ Piazza Nenni (ex della Molinella)
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Esistono vite maledette e vite maledettamente vere.

I sessantasei anni di Alejandro Escovedo appartengono ad entrambe le categorie, ma si portano dietro un’altra sublime, eterna maledizione, quella di scrivere canzoni folgoranti. Il songwriter texano, figlio di emigranti messicani (padre suonatore di mariachi e fratello storico percussionista di Santana), torna in Italia per il tour estivo del nuovo album che rivisita con sangue, classe e passione le sue avventure rock e lo fa insieme ad una delle più vivide realtà della musica italiana, Don Antonio, il nuovo progetto solista di Antonio Gramentieri (Sacri Cuori, Delavega).

Folk-rock, blues, psichedelia e suoni vintage possono oggi interpretare a meraviglia uno dei personaggi più influenti ed amati dagli addetti ai lavori e dai colleghi, da Bruce Springsteen a Ian Hunter. Fondatore di gruppi glitter punk come Nuns e Rank and File, il suo capolavoro d’esordio “Gravity” festeggia i 25 anni.

Il suo ultimo “Burn something beautiful” è un disco dal carattere forte e deciso, come si dice per certi liquori invecchiati bene, dove le chitarre prendono spesso possesso della scena durante le canzoni. La produzione è affidata ad un inedito duo formato da Peter Buck (R.E.M.) e Scott McCaughey (Minus 5), con la partecipazione di musicisti del calibro di Kurt Bloch (The Fastbacks), John Moen (The Decemberists) e Steve Berlin (Los Lobos). Un vero lavoro di squadra, abbiamo scritto, arrangiato e suonato le canzoni insieme scrive Escovedo nel libretto, mentre Buck ha dichiarato di aver finalmente realizzato il sogno di arrangiare e scrivere insieme a lui.

Escovedo raccoglie le parole dalla strada e canta di perdite e amori, volgendo pure lo sguardo più avanti verso un futuro che prima o poi dovrà presentarsi, e lo fa con l’onestà di una persona che in vita ne ha viste tante e superato mille ostacoli: la morte della moglie, cui dedicò gli album solisti Gravity (1992) e 13 Years (1994), la vittoria sull’epatite C negli anni duemila e persino la fuga dall’uragano che ha spazzato via la sua casa in California nel 2014.

Un’occasione da non perdere per riascoltare una voce poetica e sofferta, capolavori come “Falling in love again” e “Down in the bowery” e per chi crede ancora che il rock, quando è autentico e feroce, possa salvare la vita. Anche quelle disperate.


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foto Escovedo di Nancy Ranking Escovedo
foto Don Antonio di Eleonora Rapezzi
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